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Scuola. Prestipino (Pd): «Serve L. elettorale per salvarla! In Direzione mi piacerebbe occuparmene»

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patrizia-prestipino-“Docente di latino”…  E’ la prima descrizione che fa di sé Patrizia Prestipino sulla  “bio” del suo profilo twitter.  Lei che era l’unica donna tra i candidati Pd alle primarie per il Sindaco di Roma, oggi è nella direzione nazionale Pd di Renzi, pur continuando a fare l’insegnante e a sentirsi prima di tutto docente.

E IntelligoNews ha indagato sulle sue impressioni riguardo alla polemica sugli scatti agli stipendi degli insegnanti che non accenna a scemare, e questo nonostante il dietro front comunicato da Palazzo Chigi.

La restituzione dei 150 euro soddisfa le esigenze di voi insegnanti, o c’è di più d fare e se sì che cosa?

«Sicuramente è una vittoria importante, perché l’indignazione autentica e forte degli insegnanti prontamente difesi da Renzi e Carrozza ha generato la forte reazione di Letta che ha parlato di pasticciaccio e vicenda contorta. Vero è che c’era stato il blocco, ma anche il forte accordo con i sindacati per dare i soldi dello scorso anno perché erano stati tagliati pesantemente i fondi all’anno scolastico. Soldi per pagare il sostegno, le attività culturali, un minimo tesoretto che ogni scuola ha a disposizione per poter svolgere simili attività».

Una sottovalutazione politica da parte di Saccomanni e Carrozza c’è stata però…

«Da dirigente politico le dico che questo sistema è ormai in cortocircuito perché una mano non sa cosa fa l’altra! Un Governo che dovrebbe essere di Larghe Intese non si può permettere che succedano queste cose, con due ministri che entrano furiosamente in polemica uno contro l’altro. Gli insegnanti sono la punta dell’iceberg di un sistema che non va, è una delle tante contraddizioni di questo esecutivo…»

La dichiarazione del ministro dell’Istruzione Carrozza su “i ministri a volte non sanno niente”, la preoccupa? Evidenzia una burocrazia, forse, da snellire?

«Non voglio dire che sia colpa di Letta o dei suoi ministri, ma è il sistema che non regge. La riforma elettorale è l’unico grimaldello che può sbloccare una situazione stagnante sia a livello parlamentare che governativo. L’elettorato è disgustato, serve una legge che garantisca maggioranze solide. Questa può essere la chiave di volta…»

La legge elettorale serve a salvare anche la scuola?

«Ma sì certo, è la politica che guida i processi, quella con la p maiuscola! Non i tecnici e burocrati: quando è onesta, competente, coraggiosa non c’è niente che la può fermare!»

Da professoressa, oltre all’aspetto economico, cosa non va nella scuola?

«Da insegnante mi rendo conto che la scuola è una comunità autoreferenziale, va avanti in un mondo che le crolla addosso. Riesce, con quel poco che ha da un punto di vista strutturale, a dare ai ragazzi una forma di rete di protezione sociale, oltre che di crescita culturale ed educativa. Noi non siamo psicologi, eppure abbiamo anche la delicata responsabilità di riconoscere profondi disagi come la dislessia, alla sessualità, al bullismo. C’è il forte dovere di ricordare ai ragazzi che sono cittadini del mondo, dal sistema politico alla raccolta differenziata, facendo cioè forti riferimenti all’attualità. Io prendo 1380€ al mese, lo faccio con passione e non ho voluto da nessuno premi di consolazione, la mia cattedra me la sono guadagnata e faccio il lavoro che mi piace. Vi assicuro che una retribuzione del genere è ridicola, e mi arrabbio quando sento parlare di casta! Lo accetto come politico, ma come insegnante no!»

Tra le priorità che indicherebbe al governo?

«Innanzitutto va fatto un grandissimo sforzo sul piano dell’edilizia scolastica. I luoghi della scuola devono essere sicuri, e vi assicuro che non sempre e così. Poi la qualità del lavoro, affinché la scuola diventi un grande laboratorio aperto tutto il giorno, non può chiudere all’ora di pranzo! I ragazzi devono avere nella scuola il vero punto di riferimento, deve diventare parte integrante della comunità, con attività, perché no, anche dalle otto alle nove di sera».

Tutto questo ovviamente esclude ogni tipo di taglio…

«Ricordo sempre la frase di un mio idolo politico che è Tony Blair. Si insediò dicendo: “Educazione, educazione, educazione!”. Ripeté tre volte il termine educazione per sancire il suo programma politico. Se non investiamo sui giovani dai sei, sette anni, abbiamo perso in partenza».

E’ entrata nella Direzione del Pd. Come vorrebbe contribuire ora?

«Già stare nella direzione è una sorpresa che mi ha fatto Matteo.  Sono  stata sempre un battitore libero e non mi aspettavo di entrare lì perché ci si entra, e parlo di Roma, quando stai con Veltroni, con Gentiloni, con Franceschini. Invece mi ha fatto chiamare dal suo braccio destro, Luca Lotti, mandandomi a dire che gli amici della prima ora non si dimenticano. La prima Leopolda mi ha visto da subito impegnata. Se ci saranno commissioni di lavoro mi piacerebbe occuparmi di scuola e giovani, per esempio».


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